Lo scrissi mesi fa. Se quella che andavo raccontando sarebbe stata solo una bella avventura o realmente una favola, lo avremmo scoperto vivendo. Sono stati mesi intensi e carichi di un tumulto di emozioni che non bastano le righe che mi accingo a scrivere per spiegarne i valori e il significato. La due giorni di Montecatini ha chiuso il cerchio di una stagione iniziata a metà di un torrido agosto “2.015” e conclusasi con la meravigliosa conquista della Serie A2 solo 10 mesi più tardi.
Se la favola della prima squadra di Pallacanestro cittadina fosse un cartone animato potremmo intitolarla “Gigi la trottola”, se non altro in onore al suo meritevole condottiero. Ma non è un cartone animato. E' la storia di un gruppo di ragazzi, che ancor prima che atleti si sono mostrati uomini veri, persone dagli altissimi valori morali, figli di una meravigliosa realtà di cui ci hanno resi partecipi.
Se questa favola fosse un film potremmo intitolarla “La grande scommessa”, che non è la riedizione del film di Adam McKay, i cui protagonisti erano un gruppo di investitori che avevano previsto l’imminente crisi finanziaria, ma più semplicemente un gruppo di persone che hanno saputo coinvolgere dapprima imprenditori radicati nel territorio, e successivamente conquistare la fiducia del mercato, quello del pubblico che paga lo spettacolo, con la scommessa “Bet on Me”, rivelatasi assolutamente vincente.
Se la favola Unieuro fosse una canzone, potrei intitolarla “Emozioni”. Qui lascio al lettore la scelta di ascoltarla nella versione originale del 1970, di Lucio Battisti, o nella riedizione del 1975 con la voce di un’inestimabile Mina. Le emozioni descritte non erano evidentemente quelle mosse dalla nostra passione, ma rappresentano bene il sentimento emotivo di una tifoseria, stretta attorno alla propria squadra di pallacanestro, e rappresentano appieno lo stato vissuto da ognuno di noi, intriso di una gioia immensa per il traguardo raggiunto e sofferto, e lo svuotamento che ne segue, con la nostalgia che sale al termine di questo spettacolo che ci ha unito per questi lunghissimi 10 mesi.
Tutto quello che insieme abbiamo condiviso in questo lungo percorso è un patrimonio di cui Forlì si è riscoperta padrona. Vedere il Palaterme di Montecatini colorato di rosso nel weekend delle Final Four è stata la prima vera vittoria della nostra città. Oltre milletrecento forlivesi sabato, quasi mille il giorno successivo, sono il risultato di una scommessa vinta da chi si è sbattuto da oltre un anno per ridare a noi forlivesi ciò di cui avevamo più bisogno. Sentire cantare e rimanerne coinvolto, tanto da continuare a farlo in ogni momento in cui mi trovo solo, tutta la curva e parterre annessi, mi provoca ancora adesso la pelle d’oca. Forlì sa esser questo. Forlì è la mia passione, così come quella di ognuno di voi, che nel corso di questi mesi mi avete seguito qui, sulle pagine di Forlibasket e sui social network. Girare per le strade di Montecatini e aver la sensazione di essere a casa; condividere il viaggio con gli amici e con mio figlio, che dai play-off in avanti non ha voluto mancare un appuntamento; poter condividere emozioni, pensieri e parole con persone del calibro di Niccolai, Di Lorenzo, Finelli, e lo stesso Paolin, sono stati attimi che porterò sempre con me, così come la luce che ho visto negli occhi dei tanti bambini coinvolti in questa meravigliosa esperienza, e le lacrime che hanno bagnato il volto mio e quello di tanti compagni d’avventura, per una gioia attesa 21 anni.
Forlì torna in A2, mentre questa società la conquista per la prima volta, al primo colpo, dopo aver vinto la Coppa Italia di serie B. Un grandissimo grazie va a coach gArelli per aver inizialmente messo in atto il suo progetto, averlo fortificato ed averlo portato alla conquista di tutti gli obiettivi possibili. A molti non piacerà, è vero, perché la sua pallacanestro è spesso stata figlia di ottime performance difensive, ma fin troppo monotona in attacco, io stesso, a volte, ne ho criticato o quantomeno messo in discussione alcune scelte, ma ho sempre detto che chi vince ha sempre (o quasi) ragione. Lui non solo ha vinto, ha ridato dignità alla nostra città, ha riportato il nome di Forlì nel basket che conta e ha centrato tutti gli obiettivi possibili e messigli d’innanzi. Questa è una verità comprovata, tutto da dimostrare che un altro sarebbe riuscito ad ottenere risultati persino migliori.
Un infinito grazie va anche a tutti i ragazzi che sono scesi su tutti i campi e le “palestrine” di questa serie B, onorando sempre la maglia e difendendone i colori. Grazie al Presidente e tutti i collaboratori perché nulla nasce per caso. I risultati ed i successi sono figli della serietà e della programmazione. Grazie a tutti coloro che si sono fatti centinaia di chilometri per esser sempre al fianco della squadra. E grazie agli Ultras e a tutti i ragazzi della curva per aver saputo coinvolgere anche noi, "comuni mortali del Palazzo”, in una serie di cori che rimarranno a lungo ridondanti nella mia mente.
Siamo all’epilogo di questa meravigliosa avventura che, visto il lieto fine, possiamo dire esser stata una grandissima favola. Passeranno gli anni ma questa Pallacanestro Forlì 2.015 ha già scritto una pagina indelebile del basket forlivese, e per me, che ho avuto il piacere di raccontarne i contorni, e per chi l’ha vissuta tutto l’anno sino alla notte di domenica al casello, saranno sempre una pagina speciale. Ero sulla strada del ritorno da Montecatini quando uno dei miei compagni di viaggio mi ha esclamato: “Chiedimi se sono felice!”. In auto non c’erano Aldo, Giovanni e Giacomo e la colonna sonora non era quella di Samuele Bersani. In macchina c’erano tre amici e un bambino con gli occhi pieni della luce regalatagli da un’emozione più grande di lui, ma per tutto quello che è stato il weekend che ci ha visto tornare in serie A2 avremmo potuto tranquillamente girare noi quel film, e la colonna sonora sarebbe stata: E io canterò oltre il quarantesimo....
Il commento
Lo scrissi mesi fa. Se quella che andavo raccontando sarebbe stata solo una bella avventura o realmente una favola, lo avremmo scoperto vivendo. Sono stati mesi intensi e carichi di un tumulto di emozioni che non bastano le righe che mi accingo a scrivere per spiegarne i valori e il significato. La due giorni di Montecatini ha chiuso il cerchio di una stagione iniziata a metà di un torrido agosto “2.015” e conclusasi con la meravigliosa conquista della Serie A2 solo 10 mesi più tardi.
Se la favola della prima squadra di Pallacanestro cittadina fosse un cartone animato potremmo intitolarla “Gigi la trottola”, se non altro in onore al suo meritevole condottiero. Ma non è un cartone animato. E' la storia di un gruppo di ragazzi, che ancor prima che atleti si sono mostrati uomini veri, persone dagli altissimi valori morali, figli di una meravigliosa realtà di cui ci hanno resi partecipi.
Se questa favola fosse un film potremmo intitolarla “La grande scommessa”, che non è la riedizione del film di Adam McKay, i cui protagonisti erano un gruppo di investitori che avevano previsto l’imminente crisi finanziaria, ma più semplicemente un gruppo di persone che hanno saputo coinvolgere dapprima imprenditori radicati nel territorio, e successivamente conquistare la fiducia del mercato, quello del pubblico che paga lo spettacolo, con la scommessa “Bet on Me”, rivelatasi assolutamente vincente.
Se la favola Unieuro fosse una canzone, potrei intitolarla “Emozioni”. Qui lascio al lettore la scelta di ascoltarla nella versione originale del 1970, di Lucio Battisti, o nella riedizione del 1975 con la voce di un’inestimabile Mina. Le emozioni descritte non erano evidentemente quelle mosse dalla nostra passione, ma rappresentano bene il sentimento emotivo di una tifoseria, stretta attorno alla propria squadra di pallacanestro, e rappresentano appieno lo stato vissuto da ognuno di noi, intriso di una gioia immensa per il traguardo raggiunto e sofferto, e lo svuotamento che ne segue, con la nostalgia che sale al termine di questo spettacolo che ci ha unito per questi lunghissimi 10 mesi.
Tutto quello che insieme abbiamo condiviso in questo lungo percorso è un patrimonio di cui Forlì si è riscoperta padrona. Vedere il Palaterme di Montecatini colorato di rosso nel weekend delle Final Four è stata la prima vera vittoria della nostra città. Oltre milletrecento forlivesi sabato, quasi mille il giorno successivo, sono il risultato di una scommessa vinta da chi si è sbattuto da oltre un anno per ridare a noi forlivesi ciò di cui avevamo più bisogno. Sentire cantare e rimanerne coinvolto, tanto da continuare a farlo in ogni momento in cui mi trovo solo, tutta la curva e parterre annessi, mi provoca ancora adesso la pelle d’oca. Forlì sa esser questo. Forlì è la mia passione, così come quella di ognuno di voi, che nel corso di questi mesi mi avete seguito qui, sulle pagine di Forlibasket e sui social network. Girare per le strade di Montecatini e aver la sensazione di essere a casa; condividere il viaggio con gli amici e con mio figlio, che dai play-off in avanti non ha voluto mancare un appuntamento; poter condividere emozioni, pensieri e parole con persone del calibro di Niccolai, Di Lorenzo, Finelli, e lo stesso Paolin, sono stati attimi che porterò sempre con me, così come la luce che ho visto negli occhi dei tanti bambini coinvolti in questa meravigliosa esperienza, e le lacrime che hanno bagnato il volto mio e quello di tanti compagni d’avventura, per una gioia attesa 21 anni.
Forlì torna in A2, mentre questa società la conquista per la prima volta, al primo colpo, dopo aver vinto la Coppa Italia di serie B. Un grandissimo grazie va a coach gArelli per aver inizialmente messo in atto il suo progetto, averlo fortificato ed averlo portato alla conquista di tutti gli obiettivi possibili. A molti non piacerà, è vero, perché la sua pallacanestro è spesso stata figlia di ottime performance difensive, ma fin troppo monotona in attacco, io stesso, a volte, ne ho criticato o quantomeno messo in discussione alcune scelte, ma ho sempre detto che chi vince ha sempre (o quasi) ragione. Lui non solo ha vinto, ha ridato dignità alla nostra città, ha riportato il nome di Forlì nel basket che conta e ha centrato tutti gli obiettivi possibili e messigli d’innanzi. Questa è una verità comprovata, tutto da dimostrare che un altro sarebbe riuscito ad ottenere risultati persino migliori.
Un infinito grazie va anche a tutti i ragazzi che sono scesi su tutti i campi e le “palestrine” di questa serie B, onorando sempre la maglia e difendendone i colori. Grazie al Presidente e tutti i collaboratori perché nulla nasce per caso. I risultati ed i successi sono figli della serietà e della programmazione. Grazie a tutti coloro che si sono fatti centinaia di chilometri per esser sempre al fianco della squadra. E grazie agli Ultras e a tutti i ragazzi della curva per aver saputo coinvolgere anche noi, "comuni mortali del Palazzo”, in una serie di cori che rimarranno a lungo ridondanti nella mia mente.
Siamo all’epilogo di questa meravigliosa avventura che, visto il lieto fine, possiamo dire esser stata una grandissima favola. Passeranno gli anni ma questa Pallacanestro Forlì 2.015 ha già scritto una pagina indelebile del basket forlivese, e per me, che ho avuto il piacere di raccontarne i contorni, e per chi l’ha vissuta tutto l’anno sino alla notte di domenica al casello, saranno sempre una pagina speciale. Ero sulla strada del ritorno da Montecatini quando uno dei miei compagni di viaggio mi ha esclamato: “Chiedimi se sono felice!”. In auto non c’erano Aldo, Giovanni e Giacomo e la colonna sonora non era quella di Samuele Bersani. In macchina c’erano tre amici e un bambino con gli occhi pieni della luce regalatagli da un’emozione più grande di lui, ma per tutto quello che è stato il weekend che ci ha visto tornare in serie A2 avremmo potuto tranquillamente girare noi quel film, e la colonna sonora sarebbe stata: E io canterò oltre il quarantesimo....
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Mercoledì 15 giugno 2016 08:59