La petalosa margherita degli alibi e delle scusanti resta clamorosamente spoglia di fronte alla verve di giovani lottatori, come Sam Gaye Serigne, capaci, con una tripla di tabella, di ridurre a semplice grafo su un taccuino una splendida tripla di puro talento dipinta da Sebastian Carlos Vico. Un fotogramma che lascia tanto amaro in bocca in casa Unieuro, e che riassume lo stato dell'arte di una squadra, che esce dalla seconda sconfitta consecutiva casalinga per un solo punto, con tante domande ed un'unica risposta possibile: vincere le ultime 3.
Possibile che vengano tutti a Forlì a fare la gara della vita? Possibile che a Forlì le migliori squadre del girone arrivino nel loro momento migliore? Possibile che si debba affrontare certi match non al completo? Domande lecite, che però non mettono a fuoco il reale oggetto della questione. C'è infatti una evidente ricorrenza che si manifesta indipendentemente dall'avversario di turno e dalle condizioni con le quali lo si affronta. C'è, al di là di ogni considerazione sullo stato di forma o sull'incapacità arbitrale, la propria incapacità ad approcciare i finali punto a punto. Sarebbe delittuoso, ad oggi, soffermarsi solo su alcuni aspetti, senza prendere in considerazione ciò che appare evidente e che può certo essere risultante di tanti differenti fattori, ma che, alla fine, porta sempre lì, alla gestione dei finali caldi. Palle perse in attacco, che non consentono di monetizzare ottime difese che portano magari gli avversari all'infrazione di 24 secondi, o errori difensivi che vanificano ottime azioni in attacco, sono una costante di questa Unieuro nei finali che scottano, facendo sembrare il tutto più un problema di testa che altro. Ma è possibile che giocatori dalle qualità indiscusse, e di certificata esperienza, possano cadere proprio là dove l'esperienza dovrebbe regnare sovrana, soprattutto al cospetto di giovani, come quelli scesi in campo domenica, che tutto possono avere fuorché dell'esperienza? Pare, in definitiva, che non ci siano gerarchie ben delineate nella gestione degli ultimi palloni. Un'imbambolamento generalizzato che sembra lasciare i giocatori in campo in balia degli eventi, senza un canovaccio preordinato da seguire. Possibile che la risposta stia solo nella non perfetta forma fisica o in un'aberrante inversione di un fallo di sfondamento da manuale?
Forse la soluzione è in quei 2 minuti dal primo mini-intervallo della gara contro San Miniato, in cui è tornato a fare il suo ingresso in campo Seba Vico. In quei frangenti, che hanno permesso a Forlì di riacciuffare gli avversari, si è vista una Unieuro garibaldina, tutto furore e velocità, completamente diversa da quella del quarto successivo, invece ligia nel cercare le spaziature perfette per attaccare la mortifera 3-2 pisana, ma letteralmente incartata nel trovare la via del canestro. Forse che Forlì predichi una pallacanestro tatticamente e tecnicamente troppo "manualistica" in un campionato dove 13 avversari su 15 la mettono sulla bagarre?
La sconfitta di domenica rischia ora di compromettere il primo posto, costringendo Forlì a vincere le 3 gare rimanenti, per non perdere il fattore campo nell'eventuale finale playoff, sempre che, a questo punto, viste le 5 sconfitte casalinghe, non ci si aggrappi alla cabala considerando vantaggioso il fattore campo a sfavore. Fattore che invece ha contato tantissimo nel derby malatestiano fra Crabs ed Angels e che ha lanciato Rimini in zona playoff per effetto della contemporanea sconfitta di Monsummano contro Piombino. Il settimo posto accoppierebbe al momento i Crabs a Piacenza e rappresenta, ad oggi, il risultato finale più realistico per i ragazzi di Bernardi, che hanno in Valsesia, sesta, un avversario ostico da sorpassare causa -9 incassato all'andata.
Il commento
Rimini aggancia i playoff
La petalosa margherita degli alibi e delle scusanti resta clamorosamente spoglia di fronte alla verve di giovani lottatori, come Sam Gaye Serigne, capaci, con una tripla di tabella, di ridurre a semplice grafo su un taccuino una splendida tripla di puro talento dipinta da Sebastian Carlos Vico. Un fotogramma che lascia tanto amaro in bocca in casa Unieuro, e che riassume lo stato dell'arte di una squadra, che esce dalla seconda sconfitta consecutiva casalinga per un solo punto, con tante domande ed un'unica risposta possibile: vincere le ultime 3.
Possibile che vengano tutti a Forlì a fare la gara della vita? Possibile che a Forlì le migliori squadre del girone arrivino nel loro momento migliore? Possibile che si debba affrontare certi match non al completo? Domande lecite, che però non mettono a fuoco il reale oggetto della questione. C'è infatti una evidente ricorrenza che si manifesta indipendentemente dall'avversario di turno e dalle condizioni con le quali lo si affronta. C'è, al di là di ogni considerazione sullo stato di forma o sull'incapacità arbitrale, la propria incapacità ad approcciare i finali punto a punto. Sarebbe delittuoso, ad oggi, soffermarsi solo su alcuni aspetti, senza prendere in considerazione ciò che appare evidente e che può certo essere risultante di tanti differenti fattori, ma che, alla fine, porta sempre lì, alla gestione dei finali caldi. Palle perse in attacco, che non consentono di monetizzare ottime difese che portano magari gli avversari all'infrazione di 24 secondi, o errori difensivi che vanificano ottime azioni in attacco, sono una costante di questa Unieuro nei finali che scottano, facendo sembrare il tutto più un problema di testa che altro. Ma è possibile che giocatori dalle qualità indiscusse, e di certificata esperienza, possano cadere proprio là dove l'esperienza dovrebbe regnare sovrana, soprattutto al cospetto di giovani, come quelli scesi in campo domenica, che tutto possono avere fuorché dell'esperienza? Pare, in definitiva, che non ci siano gerarchie ben delineate nella gestione degli ultimi palloni. Un'imbambolamento generalizzato che sembra lasciare i giocatori in campo in balia degli eventi, senza un canovaccio preordinato da seguire. Possibile che la risposta stia solo nella non perfetta forma fisica o in un'aberrante inversione di un fallo di sfondamento da manuale?
Forse la soluzione è in quei 2 minuti dal primo mini-intervallo della gara contro San Miniato, in cui è tornato a fare il suo ingresso in campo Seba Vico. In quei frangenti, che hanno permesso a Forlì di riacciuffare gli avversari, si è vista una Unieuro garibaldina, tutto furore e velocità, completamente diversa da quella del quarto successivo, invece ligia nel cercare le spaziature perfette per attaccare la mortifera 3-2 pisana, ma letteralmente incartata nel trovare la via del canestro. Forse che Forlì predichi una pallacanestro tatticamente e tecnicamente troppo "manualistica" in un campionato dove 13 avversari su 15 la mettono sulla bagarre?
La sconfitta di domenica rischia ora di compromettere il primo posto, costringendo Forlì a vincere le 3 gare rimanenti, per non perdere il fattore campo nell'eventuale finale playoff, sempre che, a questo punto, viste le 5 sconfitte casalinghe, non ci si aggrappi alla cabala considerando vantaggioso il fattore campo a sfavore. Fattore che invece ha contato tantissimo nel derby malatestiano fra Crabs ed Angels e che ha lanciato Rimini in zona playoff per effetto della contemporanea sconfitta di Monsummano contro Piombino. Il settimo posto accoppierebbe al momento i Crabs a Piacenza e rappresenta, ad oggi, il risultato finale più realistico per i ragazzi di Bernardi, che hanno in Valsesia, sesta, un avversario ostico da sorpassare causa -9 incassato all'andata.
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A cura di
Massimo Framboas
massimoframboas@forlibasket.it
Articolo pubblicato
Lunedì 04 aprile 2016 12:46
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