Il commento


Positivi e uniti. Perchè niente verrà regalato.
Il commento, con l'occhio del tifoso, di Luca "Grammo" Gramellini
 

Aspettavo questo momento, sapevo che prima o poi sarebbe arrivato. E’ indiscutibilmente iniziato il periodo più nero del “giocattolo” Pallacanestro Forlì 2.015, giocattolo volutamente messo tra virgolette, perché ognuno di noi, assidui frequentatori del palazzetto vogliamo sentirlo anche un po’ nostro, ciascuno ne custodisce dentro le proprie emozioni ed i propri sentimenti ed è nei momenti di massima esaltazione o di tangibile scoramento, che questi si liberano nell’aria o, più realisticamente parlando, sulle pagine dei social.

Erano le 20.34 quando mi sono lasciato alle spalle i tendoni che separano i corridoi esterni del PalaFiera per entrare sugli spalti e guardando la curva ospiti, dopo secoli decentemente affollata da una tifoseria avversaria, ho cominciato a respirare quelle sensazioni che in molti non hanno dimenticato ma di cui in troppi ne soffriamo la latitanza. Ho benedetto quei cori che ci insultavano perché finalmente sentivo di esser tornato ad assistere ad un match vero in tutti i suoi contenuti ed i suoi contorni. Ho apprezzato la presenza di ragazzi che mai avevo visto prima, ho goduto quando tutti i presenti seguivano i cori lanciati dalla curva biancorossa. Sono tornato a respirare l’antagonismo da spalti. “Bello, bellissimo… Finalmente!” mi sono detto più volte. Questo è l’inizio, questo deve essere il primo passo verso ciò che in molti abbiamo auspicato e che i meravigliosi giorni degli ultimi playoff di serie B e i successivi mesi dell’indimenticata “Spring Madness “ avevano riacceso nei forlivesi: quella passione che solo una partita di pallacanestro con tutto il suo contorno può regalarti.

L’Unieuro Forlì ha bisogno anch’essa che tutto questo riparta, che la passione si riaccenda, perché come ogni azienda ha bisogno di conseguire risultati economici e sul campo. Va da sé che le due cose non possono essere discostate l’una dall’altra perché se arriveranno i risultati sul campo sono molto più elevate le probabilità che si possano conseguire risultati economici che una piazza come Forlì ha già ampiamente dimostrato in passato di saper regalare.
Ora però Forlì deve fare i conti con una situazione a cui non era abituata. Le 15 vittorie consecutive sono un lontano ricordo, con l’infortunio di Vico cambiano i valori in campo e soprattutto, almeno al momento, le indissolubili certezze avute sinora. La sconfitta maturata con Cento ha evidenziato una strana gestione delle rotazioni ponendo ampi quesiti tra noi tifosi. “Audaces fortuna iuvat” ma in questo caso Garelli si è mostrato poco audace e ha dato l’impressione di palesare difficoltà nella lettura del match o quanto meno nel gestire la distribuzione delle forze dei suoi uomini arrivati sfiniti alla sirena. E’ parso palese che Forlì in certi frangenti vada in sofferenza sotto i tabelloni e qui, attenzione, il dito non va puntato su Rotondo perché alla resa dei conti è stato il miglior rimbalzista di un match nel quale i biancorossi hanno raccolto 11 carambole in meno degli avversari. Si vocifera possa arrivare Corral e con lui un ulteriore colpo sul mercato. Ma questi uomini vanno poi gestiti e avvicendati perché Cento ha tratto molto della sua fortuna dagli uomini della panchina.

Con Cecina la sconfitta ci stava, con Piacenza meno ma resto convinto che le motivazioni abbiano giocato il ruolo determinante in quella contesa, con Cento c’era il vero clima playoff, non avremmo dovuto ma è successo e sottolineo che nonostante tutto possiamo dire di essercela giocata sino in fondo.
Ho avvertito troppo catastrofismo in questi giorni, siamo in difficoltà, è evidente, ma Forlì ha un gruppo coeso e sono certo che nelle difficoltà sapranno esaltarsi ed esaltarci. Il tifoso ha tutto il diritto di esprimere il proprio pensiero sempre rimanendo entro i limiti del rispetto ma va ricordato anche ai più nostalgici che questo è lo scotto della serie B e che questa squadra, fatta di tutta gente per bene, deve iniziare a scrivere le prime pagine della sua storia. Che ogni cosa ha un suo tempo e che senza tradizioni ed un glorioso passato non si può pretendere subito la luna.

“Alzi la mano chi è senza peccato!”. Chiudo gli occhi e ritorno per un attimo sui gradoni del PalaFiera, rivedo i 1400 di mercoledì e li vedo solo scorticarsi le mani in lunghi e coinvolgenti applausi. Abbiamo una serie A2 da conquistare e Dio solo sa quanto vorrei che fosse conquistata sul campo. Positivi, uniti perché nessuno ti regala niente e come mi diceva un tempo un allenatore di cui serberò sempre un inestimabile ricordo: “Ricordati che se il tuo primo pensiero è l’avversario e non quello che dovrai fare in campo, avrai già perso in partenza!”. Per questo il nostro primo pensiero dovrebbe esser quello di stare vicino a questi ragazzi.

Forza Forlì, fino alla fine.

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Articolo pubblicato
Venerdì 19 febbraio 2016 08:18

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