"Orgogliosi di voi". "Non vi lasceremo mai". A discapito di un -10 che diventa presto -20 e finisce per essere -30. Set di cori strappacore dedicati ad una squadra vinta sul campo e fuori da esso, umiliata professionalmente da una stagione kafkiana, ben esemplificata da led a bordocampo, riapparsi per l'occasione, a perseverare nel più grottesco degli hashtag #alzalacresta, quando sarebbe meglio #andarsianascondere. Squadra capace di farsi voler bene, anche se brutalizzata da crescenti passivi che di solito incoraggiano al lancio d'ortaggi, altrochè "orgogliosi di voi". La gggente forlivese del basket non vuole sparire. Vuole continuare a starci, una domenica sì una domenica nò, su quei gradoni di cemento e assi di legno pennellate di verde. E' il contorno di FulgorLibertas-Leonessa Brescia, apertosi in un clima di normalità, con 2.000 incurabili al capezzale e un centinaio di bresciani in gita, domenica chiusasi con giri di campo biancorossi per gli hi-five conditi da linguaggi del corpo dal vago sapore di commiato.
E Boccio? C'è. Stavolta non negli striscioni. In qualche coro della curva ("Fuori i milioni o fuori dai coglioni", "Stanno arrivando, i soldi stanno arrivando"). Ma sembra già quasi archiviato. Dalla gloria preconcetta del salvatore in pectore all'oblio silente di disistima che si riserva agli inadeguati conclamati: a bordo di un TAV, senza fermate intermedie. Non c'è la necessaria forza per gridargli odio. Forlì, nè nella sua curva, nè negli altri settori, nè (diciamolo pure) nei suoi organi di informazione - vuoi perchè siamo gente civile, vuoi perchè siamo un po' pataca: il tema, lo ribadiamo, resta aperto - non ne ha la forza, non ne ha la voglia, insomma lascia perdere. Si galleggia, si fluttua, in un immateriale limbo in cui si ama quel che c'è, che poi non si sa se domani ci sarà e allora forse per quello lo si ama ancor di più. Boccio nella circostanza c'è. Fisicamente, intendiamo. C'è ma non si vede, la sbircia dalle profondità del tunnel fronte panchine. Differentemente da quel Maurizio Giannelli che pascola beato in parterre, lui una volta tanto resta un passo indietro, ritiene opportuno non farsi vedere. No, stavolta niente sfrontato e spettacolare ingresso con la coniugata presidentessa rumena Mirela al suo fianco, come 15 giorni prima.
Stavolta Maxim opta per un basso profilo, che se vogliamo è pura violenza antropologica per un tipo come lui. Alcuni che lo hanno intravisto ce lo descrivono col cranio puntellato di inchiostro fasciato da una berretta da rapper quasi giù fino agli occhi. Altri gli hanno visto ammaccare di pura rabbia una porta del Palafiera con un rabbioso cazzotto. Ohibò, e che sarà mai successo? E' successo che Boccio s'è presentato in biglietteria per ritirare l'incasso. Trovando un ufficiale giudiziario indisposto a lasciargli il malloppo. Max, cui non pareva forse vero di metter le mani su qualche centiniaia di euro "veri" e che non fossero da scambiare in qualche improbabile borsino titoli, non l'ha presa bene (vedasi riscontro fotografico). Poco male, mettete sul conto "Ente Palafiera": tanto in settimana i JP Morgan diventano denaro. E allora trema, Giorgio Armani: Forlì sta arrivando. Basta crederci.