Era arrivato in Romagna nell'estate del 2010. Tra squilli di fanfara e alcuni illusori 'best' su youtube, che parlavano - meglio: sembravano parlare - di un tiratore formibabile. Aggiungete il cognome illustre di un ex-buon giocatore della Nba (il papà), un fans club oltreoceano agguerritissimo e statistiche interessanti (certo, non si pensava che la Ivy League - divisione di college dove aveva imperversato con la maglia della prestigiosa Cornell University - fosse tanto rasoterra): fu Ryan Wittman la prima allucinazione della FulgorLibertas in LegaDue.
Lui e Lorenzo Gordon furono i primi americani della storia della FulgorLibertas. Ma dei due fu Ryan Wittman il primo a risalire sul bastimento tanto caro alla Gialappa's, per tornarsene a casa. Troppo lento di piedi, troppo pacioccone di carattere: non era il nuovo Larry Bird - come qualcuno al terzo fiasco di vino aveva preconizzato - e nemmeno un Jobey Thomas in tono minore (che tutto sommato sarebbe potuto bastare). Neanche Il tempo di lasciare una patente agli ineffabili amici di Rocca San Casciano, culmine di una delle allegre serate dell'epoca dilorenziana e probabilmente apice trasgressivo dei 'suoi primi 23 anni', che Goldwire stava atterrando - in tuta da ginnastica sotto la neve - in Piazza Saffi, lontanissimo ed embrionale primo cromosoma di quel che sarebbe stata la corazzata della Spring Madness 2011.
Dopo Forlì, Wittman non s'è perso d'animo col basket. Un nebuloso passaggio in Polonia - di cui nemmeno nell'epoca intenettiana si hanno cifre o notizie minimamente precise -, poi un passaggio dall'inferno della D-League (la lega di sviluppo della Nba) localizzato dai GPS in zona Indiana, con risultati in linea con le padelle romagnole.
Morale: una laurea a pieni voti in un'università come Cornell (non il massimo per la pallacanestro, il top per tutto il resto) in materie economiche finanziarie ha consigliato una opportuna valorizzazione della medesima. Come racconta la sua pagina Linkedin, l'ex-nostro è prima passato 11 mesi dalle parti di Morgan Stanley, altolocatissima agenzia di rating, dove ha agito da advisor (consulente). Poi, preferendo una vita un filo più tranquilla, è tornato ai placidi ritmi universitari. Giovanissimo insegnante di 'business administration' a Boston College. Senza mollare del tutto la sua vecchia fotta per la pallacanestro. Un posto da vice-allenatore non si nega a nessuno. E chissà se ogni tanto ripensa a quello strano pane schiacciato e rotondo che in quel curioso posto denominato Italia chiamavano 'piadina'...