Si è spenta, nella notte tra martedì 29 e mercoledì 30 ottobre 2013, la giovane vita di Tommaso Veronica. Ragazzo conosciutissimo in città e non solo, con un rilevante 'vissuto' nel mondo della pallacanestro locale, combatteva con tutte le sue forze da una decina d'anni (abbondante) con un tumore al cervello. Che, purtroppo, alla fine ha avuto la meglio, portandocelo via a poco più di 38 anni compiuti.
Nato il 4 luglio del 1975, forlivese doc, Tommy - ragazzo dolce, tranquillo, simpatico, colto, intelligente - allunga la triste lista dei tanti, troppi, ragazzi appartenenti 'al nostro mondo' che - per svariate e drammatiche ragioni - ci hanno lasciati scandalosamente troppo presto: partendo da Andrea Lombini, grandissimo amico di Tommaso, e proseguendo con gli indimenticati e indimenticabili 'Ciccio' Rosetti, Matteo Margheritini, Gianni Donati, Matteo Rambelli, Livio Neri...
Chi vi scrive, pur non avendo mai fatto parte della 'ristretta cerchia' di amici di Tommaso Veronica, conserva di lui una marea di ricordi personali: frutto di numerose amicizie in comune, dei tanti campetti condivisi, di innumerevoli partite da avversari, nonchè di una stagione insieme, nel 2003/04, a Bertinoro, in Serie D, in un gruppo di ragazzi sgarrupato e strepitoso, annata in cui ebbi il piacere di conoscere più approfonditamente Tommy, reclutandolo nei primi anni di forlibasket come nostro reporter.
Tommaso si era laureato in informatica a Cesena e, prima di ammalarsi, aveva cominciato a insegnare. Cresciuto cestisticamente nelle giovanili della Giorgina Saffi, playmaker d'ordine dalle letture oculate, molto proteso alla valorizzazione dei compagni ma con buone frecce al proprio arco (sì, nel suo piccolo era uno strepitoso "playmaker d'altri tempi"), giocò forse le sue stagioni migliori in una assai competitiva Pallacanestro Forlimpopoli di C2, insieme a Max Ghetti, Pomo Serra, Gabriele Raggi, Riccardo Pinza, Silvano Dal Seno e al suo altro grande amico Nicola Alberani.
Poi vestì la maglia del BaskeTerme Castrocaro, del Gaetano Scirea, dell'Aics, di Bertinoro, fino a tornare alla Giorgina Saffi, società gestita anche da papà Giancarlo, che insieme alla mamma e al fratello Paolo sono stati amorevolmente vicini a Tommaso nel decennio abbondante di malattia. Al loro fianco una teoria interminabile di amici (Bamba Barucci, Marco Zecchini, Sandro Lolli, Checco Berlati, lo stesso Alberani, Marco Tanasi, solo per citare alcuni dei cestisti) che mai hanno smesso di interessarsi alla sua situazione, con visite e contatti periodici.
Quando, nel 2002, Tommaso scoprì la patologia che lo affliggeva, si sottopose ad un delicatissimo primo intervento di 'rimozione'. Pareva potesse essere risolutivo, tant'è che Tommy aveva ripreso la sua vita normale, perfino a giocare a basket (sia pure con riflessi e performances fisiche che erano leggermente calati), se non chè una recidiva lo costrinse, alcuni anni dopo, ad un secondo intervento, altrettanto delicato. Che lasciò strascichi maggiori, limitandone l'uso di un lato del proprio corpo. Ma Tommy non si era affatto scoraggiato, e senza prestare il fianco - almeno pubblicamente - ad alcun vittimismo o rassegnazione, lavorò duro di fisioterapia per rimettersi in carreggiata. Meno di un anno fa, pensate, era a vedere la FulgorLibertas: pur affaticato fu così gentile - qualcuno lo ricorderà - da parlarmi davanti alle telecamere di 'Uscita Palafiera'. I deficit fisici erano evidenti, ma Tommaso inseguiva con tenacia un ritorno alla normalità e all'autonomia, al punto che proprio la primavera scorsa era in procinto di riprendere la patente. E' stato a quel punto, proprio mentre il ragazzo stava faticosamente rialzandosi, che si è verificato il drammatico riacutizzarsi della malattia. Che stavolta gli ha chiesto uno sforzo davvero insostenibile. Con gli ultimi mesi (tra tanti, troppi ricoveri e il disperato ricorso a trattamenti "semi-sperimentali") che sono stati veramente difficili, per lui e per le decine di persone che gli volevano bene ed erano impotenti di fronte alla sua sofferenza.
Un ricordo-flash che ho di lui è riferito a fine anni '90, tempo in cui lui giocava col Gaetano Scirea e noi - di lui e dello Scirea - eravamo, con la maglia dell'Idb, strenui avversari in una sifda stracittadina alla conquista del campionato di Promozione. Durante una partita di regular season, Tommaso colpì in una situazione di gioco il mio stagionato compagno di squadra Massimo Celli, che era un veterano, marcantonio di 2 metri per oltre 100 kg, ma soprattutto un tipino che notoriamente prima di prenderle si portava avanti e te le dava per primo. Una gomitata su un blocco - involontaria o maliziosa, oggi ovviamente conta zero - inflitta a sorpresa da Davide a Golia, che ricordo nel mio spogliatoio aveva creato la grottesca leggenda di Veronica "giocatore cattivo". Io, che ben conoscevo Tommy, tra me e me pensavo che il mio allenatore e i miei compagni erano tutti impazziti. Tommaso giocatore-killer? Credetemi, non stava proprio in piedi. Si trattava, come hanno dimostrato il 'prima' e il 'dopo' della sua 'carriera' nelle minors romagnole, del classico caso di 'eccezione che conferma la regola'. E la regola era questa: Tommaso Veronica = ragazzo d'oro.