Polemica


C'erano una volta le società che non
vedevano l'ora di riempire i palasport
Le 'uscite di sicurezza' di Nicolai, passando da Reggio e Jesi
Quando la passione di una piazza spaventa e deve essere repressa
 

 

 

 

 

Il grande seguito di tifosi in trasferta
di Forlì... non è sempre gradito


"Motivi di sicurezza". Trinomio col quale ci si riempie spesso la bocca. Si fa bella figura e, al contempo, dietro quelle 3 paroline, si realizzano le più ridicole storture. Come quelle cui assistiamo da alcune settimane in qua. Nel bel mezzo d'una pallacanestro agonizzante, e a maggior ragione in una LegaDue che piange miseria un giorno sì e l'altro pure, con una città su due (o giù di lì) a rischio crac, c'è "l'anomalia" di Forlì. Una piazza che, malgrado un campionato difficile, ha riscoperto una passione senza eguali, che porta centinaia di suoi tifosi in giro per l'Italia al seguito della loro squadra. E' evidente, tanti tifosi ospiti affievoliscono il fattore campo. Ma il vecchio principio pecunia non olet è evidentemente troppo banale per "quest'epoca di pazzi". E allora che succede?

Succede che le piazze che di volta in volta sono chiamate ad ospitare la FulgorLibertas, non solo non agevolano l'afflusso dei suoi tifosi. Ma al contrario s'inventano i più bizzarri espedienti per fare ostruzionismo. Tutto cominciò da Reggio Emilia. Dove inizialmente l'avevano fatta facile ("diteci quanti biglietti vi occorrono che ve li teniamo da parte"). Poi però quando sentirono parlare di 6 pullman riempiti in due giorni fecero retromarcia. Un infinito tira&molla, tickets bloccati a quota 600, il "classico" annuncio di un fasullo "tutto esaurito" (al PalaBigi invece le biglietterie erano regolarmente aperte) per scoraggiare i forlivesi a partire per prendersi, come si faceva una volta, il proprio bigliettino al botteghino una mezz'oretta prima della palla a due.

A Jesi andò un pò meglio. Con un palasport di ampie dimensioni e una tifoseria semi-depressa, mettersi a fare gli schizzinosi sarebbe stato perfino folle. Però anche lì il tocco d'autore non mancò: si cercò infatti (sempre per "motivi di sicurezza", ben inteso) di far confluire tutti i forlivesi nella curva a loro dedicata. Se uno voleva un biglietto di parterre? No, "disposizioni". Per "motivi di sicurezza", ovvio. In base a quale criterio? Nessuno. Cioè se i bigliettai sentivano dall'accento che eri romagnolo, o se dal tuo alito percepivano essenze riconducibili al Trebbiano e non al Verdicchio, ecco che ti si imponeva obtorto collo l'acquisto di quel settore.  

L'attualità dell'imminente trasferta a Ferrara, all'abusato "motivo di sicurezza", addiziona un altro meraviglioso "bug" italiota. Quello per cui, a seconda della prospettiva da cui si guardano i fatti, le opinioni possono cambiare. E anche piuttosto repentinamente. Prendete Renato Nicolai. Una decina di mesi fa, quando ancora era a libro paga (si fa per dire) di Sacrati, alla vigilia di una Gara5 Forlì-Fortitudo da 6.000 spettatori ad altissima pressione (lì sì, ma stavolta per davvero, c'erano in ballo stringenti questioni legate alla "sicurezza"), era piccatissimo dinnanzi al fatto che Forlì, in risposta alla sua moderata richiesta di 2.000 tagliandi, ne fornisse "solo" 900 ai suoi tifosi-gentlemen. Era talmente fuorioso che, in un impeto di lucidità, minacciò di chiedere di far giocare la partita "a porte chiuse". Poi qualcuno lo mise a sedere e gli somministrò un thè caldo. E la partita potè - con buona pace di Nicolai - giocarsi col pubblico. Di 'ordine pubblico', all'epoca, al 'segretario generale' fregava tra il poco e il pochissimo: gli interessava di più - anzi soltanto - che quantipiù fans fortitudini calassero in Romagna per sostenere la loro squadra.

Oggi, nelle vesti di segretario di Ferrara, assistiamo alla conversione di Renato Nicolai. Attento, zelante e scrupoloso, sorta di sostituto prefetto e questore al tempo stesso, si re-inventa capo del Cams e contingenta a 320 la quota dei biglietti per i tifosi forlivesi a fronte di richieste potenziali doppie, forse triple. E dire che al PalaSegest, al di là delle disperate operazioni di marketing di Ferrara, c'è tutta la capienza che si vuole; mentre di contro non c'è rivalità, nè campanile, tra le piazze coinvolte. Ma Nicolai è preoccupato, diremmo quasi ossessionato, dai "motivi di sicurezza". Nella sua ultima "uscita di sicurezza" fa annunciare che non verranno venduti biglietti ai forlivesi al palasport, quando lui stesso sa perfettamente che in assenza di disposizioni speciali da Questura o Osservatorio sulle manifestazioni sportive, nessuna discriminazione può essere fatta al botteghino.

 

Cosa succederà? Che qualche forlivese 'beccherà' alle scemenze di cui sopra e starà a casa. E che qualcun altro si farà la sua oretta di macchina e verrà alla partita per prendersi il proprio biglietto al PalaSegest. Dove di biglietti ce ne saranno caterve. Possibile, questo sì, che trovino un Renato Nicolai o qualche suo emissario sul piede di guerra, magari a invocare indebite esibizioni di dokumenti di identità o a cercare di porre in essere altre "specialità della casa": tipo dividere in 2 o più tronconi il pubblico ospite (ricordate Fortitudo-Forlì di campionato al PalaDozza?). Per "motivi di sicurezza", si capisce.

Riccardo Girardi
Contributo originale a cura di forlibasket.it.
Se ne autorizza il "copia & incolla" (totale
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A cura di
Riccardo Girardi
riccardogirardi@forlibasket.it



Articolo pubblicato
Mercoledì 13 aprile 2011 22:00

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